STORIE DAL PASSATO

Volteggiando lassù senza il bacio del blu fischiettando si va

e forse chissà la primavera più dolce sarà

 

Storie dal passato

  Particolare de ” La route de Louveciennes ” di Camille Pissarro

 

CASANOVA, ROMANZA
violino: Kamila Kostur

I GIORNI DELLA MERLA
contrabbasso: Alberto Biasin
batteria: Alessandro Picucci

testi, musica, arrangiamenti, piano e voce: Maurizio Ponziani

QUADRATINOnero

venezia bienn007
QUADRATINOnero

CASANOVA (live)

Brano ispirato da : – Storia della mia fuga dai piombi – di Giacomo Casanova.                                                                                                                                                             L’introduzione al libro di Pietro Bartalini Bigi.                                                                                                                                                                                                                                – – –      — Casanova – di Federico Fellini.

 

 

 

La carrozza sobbalzante fendeva la campagna
merletti libri casse e vino di Borgogna
il cocchiere schiocca la frusta nitrito di cavalli
lampi tuoni temporale notte di lumi di mantelli
Mi accingo a raccontarvi un’altra storia vera
e la sua folle corsa per l’Europa intiera

Lei pomposa ride sposta il neo si infiamma
lui gaudente affascinante amante
mani bianche candide sollevano le vesti
lungo il collo baci appassionati via il cappello col pennacchio
“Sì ma che avventura ardita”
sussurra la gran dama posseduta
signore e signori non faccio la morale
sono qui per divertirvi ecco a voi il Casanova
La donna sospirando raccoglie pizzi e frizzi in dipartita
dal Don Giovanni di penna e nella vita
arrivano a palazzo di sottecchi nell’aurora
via sgusciando la marchesa dice “Amore ancora a presto” implora
Sì lui attento alle sue grazie
di curve sinuose ducati e spezie
cialtroni o Goldoni l’impulso è la natura
umana essenza assai mondana qui per voi il Casanova

Mio malgrado ora devo lasciar dire
anche le miserie ed il dolore
nel mezzo del cammin dovette scontare
l’ingiuria del destino di un errore
Critico impietoso di mediocri commedianti
si procura ogni sorta di complotti e di sfidanti
un’alba infausta lo destò l’emissario del tribunale
il rude Messer Grande lo venne a prelevare

“Fui condannato sotto li piombi
per libertinaggio e relativi affronti
da quella nobiltà religiosa inquisitora
età crepuscolare serenissima veneziana
Provetto giocatore carte cabala l’amore
nell’alta società faccio sfoggio di virtù
son fine ed elegante assai colto buongustaio
alchimista letterato alto razionalista
Ma le male lingue insinuano ed è un baluardo
fin dalle mie origini son solo un gran bastardo”

Il suo ingegno aguzza punta di metallo
il frate compare fa gioco buca la parete
emerge dalle tenebre della prigion ducale
piange a respirar la luna straordinaria la sua fuga
“Presto via da qui” grida al gondoliere
si allontana dalla patria lagunare
deciso a salvarsi a sfidare anche la morte
fu premiato dalla sorte riecco a voi il Casanova
Arrivando a corte gran tumulto il re è ferito
Parigi e i suoi salotti prestigiosi
discorsi ben virtuosi intorno a tavole imbandite
“Il bacio è fonder le anime o diletta in armonia perfetta”
Ma la nostalgia rimane
star lontano dalla sua città del cuore
fra sogni e conquiste a ricercar la grande mona
duelli onore e quante fughe ancor per voi il Casanova

Il tempo ben si sa nessun risparmia
di anno in anno porta via qualcosa
la vita poco a poco senza sconti ci abbandona
ci lascia l’amarezza e la memoria
Il nostro impenitente cavaliere viaggiatore
ormai le membra stanche ma ancor pieno di furore
esiliato in biblioteca in verità come un lungo salasso
si appresta a donarci la sua eredità

“Mi lasciarono da solo in quella cella buia
con topi pulci zecche e senza più zecchini
a volermi cancellare la personalità
il bene più prezioso me stesso la libertà
Feci pure il violinista nel teatro San Samuele
della musica ora resta tetro suono di bordone
la vita l’ho vissuta molta gente ho visto nuda
adesso che son vecchio mi rimane la parola
Privato dei miei denti ferito nell’orgoglio
calamaio carta acciacchi qui per voi mi spoglio”

QUADRATINOnero

romanza

QUADRATINOnero

ROMANZA

Brano ispirato da: Barcarola veneziana di Felix Mendelssohn Bartholdy tratto da Romanze senza parole

 

 

Un leggero sciabordio proviene dal canale
minuscola onda si infrange sul marciapiede
un lampione solitario poco distante
illumina pallidamente la scena ricorrente
le finestre di un palazzo semichiuse
come gli occhi di coloro che affronteranno macabra danza
di festa mascherata e gli uomini arrivano
Uno è offeso l’altro è armato il terzo tace
si appostano in un vicolo oscuri aspettano
nascosti nel dolore della contesa

Si sentiva felicemente innamorato
un giorno lei se ne andò da quell’amore da lui fuggì
abbandonato disperato impazzì
Una vita di lavoro e stenti è assai dura
finì per ammalarsi di ricchezze di denari
curandosi soltanto dei suoi averi
Ambizioso aspirava a vette ormai lontane
non ha più pensieri ne parole solo il vento che gli vibra dentro
reso cieco dall’odio e già vecchio
La città penetrata dal mare
anime invasate di vendetta da consumare
nel carnevale di questa ultima notte

Ma ecco rintocchi di passi di ombre
rompendo un silenzio si allungano come onde
umani come gatti randagi appuntiti
tesi a fissar la preda eleganti affamati
campane orologio cuore gocce di sudore
Scattano metalliche le armi della collera
manette intorno ai polsi la lama nel mantello
occhi di fuoco si incrociano nel ballo
dell’amore di catene denaro e di coltello
poi un’anima strappata cade al suolo

Passando su quel ponte sospirando
uomini senza speranza svaniscono nel buio
certo non dal cielo eran arrivati
e infatti neanche da un Dio furon salvati

QUADRATINOnero

il pianista west

foto Maurizio Ponziani

QUADRATINOnero

IL PIANISTA DEL WEST

Brano ispirato dalla vasta cinematografia e fumettistica Western
Il Ragtime strumentale è una rielaborazione del primo tema di: The Thriller Rag by May Aufderheide 1909

 

 

La sera cala polverosa rossa e canaglia
il sole li a due passi se la squaglia
sul piccolo paese si affaccia lei the moon
sventola l’entrata del saloon
Sul bancone scivolano fiumi di whisky
la dolce Jane in scena e via coi fischi fiuu fiuu
sigaro e bombetta il pianista play the train
composto salta agile a ritmo di Ragtime

Fumo intorno a un tavolo dollari e pistole
fan girar le carte e la tensione
il professionista cerca il pollo da spennare
la sera si fa notte e qui nessuno va a dormire

Il Barman beve storie da una ruvida clientela
epica da usare con cautela
un gran gioco d’azzardo l’immensa prateria
tanti bei verdoni e cosi sia
Un pioniere sbronzo mostra il suo dente d’oro
Jane sorride lei sa recitare
salgono le scale a ritmo di Ragtime
il pianista fuma ride e suona il suo refrain

Sul tavolo verde un errore fatale
un asso dove non dovrebbe stare
gli sguardi si fan truci rotolano sedie
sibilano mani parte un colpo micidiale

Jane su in alto appare si guardano col Barman
il quale gli fa segno di filare
qui si mette male meglio correre ai ripari
la miccia accesa è un festival di spari
bang bang bang bang

Il pianista smette di suonare si alza
ma una Colt lo invita a rimanere
qui la storia pulsa ha il suo bel da fare
e senza musica di certo no non può finire

Il becchino corvo aguzzo aspetta nell’ombra
il saloon è un campo di battaglia
fuori l’acre odore di una terra selvaggia
il Far West si scuote muore ulula il coyote

Mentre crepa il baro si fa un ultimo cicchetto
anime si schiantano sul tetto
un uomo a quattro zampe sotto il tavolo arraffa
dollaroni spariscon nella tasca
Un colpo di rimbalzo centra in pieno lo specchio
piombo caldo vola dappertutto
un giovane irlandese pensa “Me ne torno a casa
che incubo la vita qui è un offesa”

Improvvisamente taccion le pistole
si ferma anche il pianista ed è un silenzio tombale
l’aria sa di cenere cadaveri e sudore
la notte ora è preludio per un grande funerale

Lo sceriffo arriva si liscia il baffone
neanche un cane da sbattere in prigione
la luna si rattrista per la gran carneficina
soffia freddo un vento di frontiera

Ecco questo è il Western this is its fame the very fame
il pianista suona un requiem a ritmo di Ragtime

QUADRATINOnero

2015-10-09 18.02

foto Stefania Capone

QUADRATINOnero

I GIORNI DELLA MERLA

Brano ispirato da una storia popolare

 

Bianco è il cielo dell’inverno
il sole brilla pallido sfocato e non ci scalda
cade la neve piovon soffici fiocchi
sopra i tetti sulle strade sulle briciole
e sono tempi duri per i passeracei
che non migrano nel gelo qui rimangono

Bianco è il candido piumaggio
con il becco giallo saltellando scruta il mondo
la merla insieme ai merlottini
si annida nel tepore di un comignolo fumante
son gli ultimi tre giorni del mese di gennaio
il cuore dell’inverno pulsa gelido

Volteggiando lassù senza il bacio del blu fischiettando si va
e forse chissà la primavera più dolce sarà

Questi sono i giorni della merla
il vento sulla punta di una spilla
ma senti quanto freddo per le strade
il ghiaccio nelle zone più remote
Ci penetra le ossa e sulla pelle
ci lascia quell’incognita di stelle
avvolti nella nebbia camminiamo
furtivi a passo svelto ci guardiamo
La lunga notte buia si ibrida con l’alba
vetrine fan da specchio a fiamme e cenere

Al caldo nel nido appollaiata
la famigliola dorme sverna il mese ormai agli sgoccioli
la legna non smette di bruciare
la fuliggine si attacca sulla mamma ed i suoi cuccioli
nel giro di tre giorni perdendo quel candore
in nero fumo cambiano il colore

Volteggiando lassù senza il bacio del blu fischiettando si va
e forse chissà la primavera più dolce sarà

Questi sono i giorni della merla
il vento sulla punta di una spilla
lo senti quanto freddo che c’è in giro
porta a casa nel conforto di un riparo
Il fuoco del camino ci consola
scalda i sogni scioglie i nodi di una musa
lo spiffero della finestra canta
una melodia d’argento nella stanza
La lunga notte buia si ibrida con l’alba
e dentro il caminetto fiamme e cenere

L’alba si riaffaccia nella cenere

Questi sono i giorni della merla
il freddo sulla punta di una spilla
glaciale questa lunga notte scura
ci porta nostalgia della calura
L’inverno ha il manto bianco il vento soffia nordico nidiacei ci scaldiamo                                                                                                                                         nel camino brucia un fuoco di pensieri di ricordi di momenti di tormenti
La merla bianca candida intrisa di fuliggine
diventa tutta nera e nera resterà

 

storie dal passato

 Particolare de ” La route de Louveciennes ” di Camille Pissarro

  

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