LA FONDAZIONE DI LADISPOLI

STORIA CONCERTANTE

 

 

 

… Il percorso dell’umanità è una sostanza consistente di

legami con il passato, vicissitudini ed innovazioni del presente,

aspirazioni e illusioni proiettate nel futuro …

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violino, voce: Kamila Kostur
voce narrante, voce: Manuel Gordiani
contrabbasso: Flavia Ostini
batteria: Valerio Toninel

 testo, musica, arrangiamenti, piano e voce: Maurizio Ponziani

Gli eventi storici narrati, sono basati su fonti documentate.

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La fondazione di Ladispoli

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INTRODUZIONE

 

La voce nelle stazioni delle ferrovie, quando sta per arrivare un convoglio, da queste parti recita cosi: “Il treno regionale proveniente da Civitavecchia e diretto a Roma Termini è in arrivo sul binario 3. Ferma in tutte le stazioni tranne Palo Laziale”.
Su questo palco, che come tutti i palcoscenici è anche un po’ una stazione, faremo fermare un treno particolare, quello della rappresentazione e del tempo, e fermerà finalmente in questo luogo della memoria che li vede soltanto passare i treni ma non si fermano mai. Questa sera in una maniera giocosa, si fermerà. Si fermerà perché vi stiamo per raccontare la storia della fondazione di Ladispoli, la cui genesi ha origine proprio a Palo Laziale.
Ogni luogo ha la sua storia che merita di essere raccontata e cantata.
Attraverso canzoni, voce narrante, musica, in una forma che ci piace definire “Storia concertante”, ecco a voi “La fondazione di Ladispoli”.
Ladispoli città di Ladislao.

 

 

 

 

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OUVERTURE

 

 

 

 

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Voce narrante

Negli ultimi anni del XIX secolo, sulle rive laziali del mar Tirreno,
avvennero dei fatti importanti e controversi,
che portarono alla nascita della cittadella che ospita questo palco.
E questo palco stasera accoglie la storia
e le vicende della nascita di questa medesima cittadella.
Il percorso dell’umanità è una sostanza consistente di legami con il passato, vicissitudini ed innovazioni del presente,
aspirazioni e illusioni proiettate nel futuro.
Questa storia nasce tra le mura di un castello secolare.
Noi oggi viviamo in continuità con le scelte e condizioni del passato, raccontando modificando e variando la realtà.
Interpretando e reinventando la vita.
Andando verso il futuro che è incognita e a volte memoria dell’esperienza.
Ecco ora a voi la canzone che ci parlerà di Palo Laziale
e del principe Ladislao Odescalchi.

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PALO LAZIALE E LADISLAO ODESCALCHI

 

 

 

Sul finir dell’ottocento pienamente ereditiero
regnava austero un principe in un maniero poderoso
in quello splendido scenario che ha di nome Palo Laziale
fra il gran parco borgo e mare si erge il castello medievale

Dagli etruschi ai romani fino ai principi nostrani
quante vicende in questi luoghi frequentati dagli umani
amori e guerre passionali civiltà sepolte ed ideali
ah la storia ha le sue ali vira emigra ricostruisce
e sono gioie e son dolori che noi terrestri siam sempre uguali

Ma che nobile figura con quel lungo barbone
il nostro principe curava la sua tenuta signorile
e quante lunghe passeggiate fra palmizi aranci e cedri
della stirpe degli Odescalchi il nome suo è Ladislao

Era un fine spadaccino del divino certo credente
fu botanico capace ed anche gentiluomo audace
sfidò un rivale e fu duello d’onore stemma e di mantello
lui fervente patriota lottò per l’Italia unita
con i Savoia con sentimento di sicuro figlio del suo tempo

 

 

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Voce narrante 

Nel percorso che noi esseri umani stiamo facendo su questo globo terracqueo, incontriamo l’esigenza sia del radicamento sedentario sul territorio, sia l’ebbrezza del viaggio, la spinta al movimento.
E quante migrazioni di intere popolazioni, o di singoli individui, sono avvenute nel passato e continuano tuttora e certamente tante altre ne avverranno in futuro.
Tutto questo per necessità, costrizione e volontà.
La vicenda che vi stiamo narrando, parla soprattutto di un gruppo di donne e uomini i quali, radicatisi nel borgo del castello di Palo Laziale, furono costretti a migrare di una manciata di centinaia di metri più a nord.
E molte cose cambiarono.
Ecco a voi la canzone sulle motivazioni che hanno portato
a questo trasloco umano.
Alla costruzione di una nuova stazione balneare,
e di un nuovo centro urbano.
Poi sarà proprio il principe Ladislao Odescalchi in persona
ad esporci le sue ragioni e a seguire
i passi fondativi di quella che poi diventerà la odierna Ladispoli.
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MOTIVAZIONI DELLA FONDAZIONE

 

 

 

Or dunque è bene sapere che il su detto litorale
fungeva da villeggiatura da tempo ormai ventennale
essendo ben organizzato come stazione balneare
Era meta assai gradita di numerosi villeggianti
anche per via delle sabbiature ferrose salubri tonificanti
rendendo nella calda stagione chiassosi allegri i possedimenti
Ma questi luoghi così ameni così incantevoli di lunga età
rischiavano di perdere la loro quiete l’identità
Era ora di finirla stava per cambiare il vento
e lasciamo che sia il principe a raccontar l’avvenimento

 

 

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IL PRINCIPE

 

 

 

 

Per starmene tranquillo qui nel mio castello
fui costretto a sfrattare tutto il popolo del borgo
bifolchi butteri mezzadri gente semplice da sempre
nell’aristocrazia come si dice sangue blu non mente
Due chilometri più a nord rispetto alla mia dimora
con maniere assai decise mi tuffavo nell’impresa
un nuovo sito s’ha da fare ne esce fuori un buon affare
così si fa la storia Regnorum Fondamentum e il mare
Bonificai le terre affinché il volgo possa lavorare
e per i turisti tirai su un nuovo centro balneare
per me il sacro diritto di stare in pace in vecchia età
e a tutti quanti gli altri un vento di modernità

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FONDAZIONE

 

 

 

 

Insieme all’ingegner Cantoni manovali maniscalchi
non senza aspre controversie il principe Odescalchi
stipulati i preparativi fece i passi fondativi
In questa zona paludosa selvaggia e in preda alla malaria
detto fatto fu costruito un nuovo tronco ferroviario
una strada carrozzabile e sulla costa un grazioso stabile
Così nacque fra i fossi Vaccino e Sanguinaro
forse non da un gesto nobile una nuova realtà amara
Si affacciava il novecento secolo di grande movimento
e andiamoci a Ladispoli città di Ladislao

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Voce narrante

Il 900! Il secolo in cui gran parte delle popolazioni,
per somma di scoperte scientifiche e attuazioni tecnologiche,
si sposta pienamente con macchinari multiformi.
Percorre il globo in lungo e largo con motori a combustione
ed anche elettrici.
Turbine e pistoni girano vorticosamente omaggiando la velocità.
La misteriosa tumultuosa corsa dell’umanità alla ricerca di se stessa,
è amplificata dalle macchine.
Si va a lavorare e si lavora con le macchine.
Si gareggia con i motori e si va anche in vacanza.
Attraverso la locomozione su rotaie per esempio,
si viaggia dalla città grande verso il mar Tirreno.
Ecco a voi in forma di suite, la canzone che ci porterà a conoscere Ladispoli,
che emette i primi vagiti, ed alcuni dei suoi pionieristici abitanti.

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LADISPOLI SUITE

 

 

 

Una limpida domenica di sole per la vacanza estiva si va al mare
i vagoni sono pieni di romani il treno è pronto per partire
trainati dal vapore della locomotiva il fischio e via verso il litorale

Uomini distinti in ghette e con paglietta
arguti anche baffuti imbalsamati o risoluti
– Si segga signorina ma guardi che paesaggi
lei ha il miele negli occhi lasci che io li assaggi –
E donne ben vestite composte ed anche allegre
portando gran cappelli e variopinti ombrelli
– Ma prego gentiluomo no non mi importuna
bisogna saper prendere al volo la fortuna –
– Ugolino stai fermo stai buono per favore –
Urla la grossa mamma che già gronda di sudore
ma grida anche il pargolo – Stiamo per arrivare
senti senti il buon aroma- E li di fronte il mare il mare il mare
La strada è brulicante di carrozze e calessini
trainati da ronzini alcuni quieti altri scalcianti
– Noi certo l’adoriamo quest’aria mediterranea
ed eccoci arrivati piazzetta capolinea –

Sul luogo già stanziavano in capanne i pescatori
baracche per i guitti catapecchie con pastori
l’odore delle bestie i profumi più attraenti
il volgo si mischiava coi romani villeggianti
– Ah che bel vedere qui fra cielo e mare –
Sospira la donzella tutta candida e solare
aggiunge il contadino – Anche noi sappiam sognare
ma abbiam bisogno urgente di terra buona da coltivare –
– Stia attento caro nonnetto non si faccia male
alla sua età ci vuol premura un gesto errato può esser fatale –
– Guardi qui morire è un problema serio
in quanto ancora assente il cimiterio –
Gran parte del serraglio si riversa sulla spiaggia
codesta bella vasta attirava una gran massa
– Anche lei dei nostri cara contessa Carolina-
– Mi interro qui la sabbiatura mi rende più carina –
Un uomo ben peloso con la cocuzza calva
respira fa ginnastica mantiene la sua forma
il cagnolino sniffa gioca si agita spiscetta
– Vento buono – Dice il vecchio capitano da corvetta
e via un gran bel tuffo con tanto di vestiti
-Ma io non so nuotare- Alla corda si può tenere –
– C’è grande confusione nel vortice dei flutti
ma è certo almeno il mare appartiene a tutti –

Ladispoli così si presentava popolata da poche centinaia di persone
gli abitanti il vecchio borgo i lavoratori ora pionieri loro malgrado i veri fondatori
In condizioni assai precarie poca acqua senza luce
la neonata cittadella a poco a poco si infoltiva
quanti strani personaggi socialmente molto vari
colorivano il paese ed ecco alcuni esempi brevi

L’omo pesce e la sua barca sempre in giro per il mare
pare che inventasse ogni giorno nuove storie
il barbone gentiluomo il suo nome era Belardo
ben discreto non chiedeva solitario lui campava
Broccone e sora Giulia vendevano lupini
e poi se li bevevano tutti li guadagni
la marchesa Pacca tirchia quella porta jella
Giovanni il chiromante un po’ rendeva il suo espediente
E poi donna Fortuna infermiera di gran cuore
e ce n’era assai bisogno non essendoci un dottore
infermiera di fortuna una donna di gran cuore
e ce n’era un gran bisogno nel contesto generale
Cataldo il musicista viveva sulla spiaggia
e nel vento della sera qualche nota ancora aleggia
Ora il sole sta calando che giornata che trambusto
ognun ritorna nel suo posto che sia fragile o robusto
Ecco spuntano le stelle c’è ancora spazio per sognare
il futuro è un gran ribelle e un altro viaggio verso il mare

 

 

 

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Voce narrante

Ci sono momenti in cui ci si chiede:
Che cosa abbiamo ereditato dal passato?
Li dove l’eredità non è solo un malloppo di soldi, cose, debiti,
ma anche il frutto dell’esperienza delle persone più grandi di noi,
che ci hanno cresciuto per un solo giorno o per una vita.
I pensieri sulla vecchiaia affiorano soprattutto quando,
in questo percorso di vita, il giro di boa è stato compiuto
e andare e ritornare si assomigliano sempre più.
Chi ancora vecchio non è se lo domanda:
Come sarò nella tarda età , un gran borbottone?
Un’anima saggia e tranquilla? Uno sconfitto arcigno? Un curioso sorridente? Un individuo realizzato e sereno?
E cosi via, in una serie interminabile di sfumature e congetture.
E forse è vero che un po’ del nostro futuro ce lo stiamo costruendo adesso.
Ora, la canzone che ci riporterà a Palo Laziale
e dal principe Ladislao ormai vecchio.
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L’EREDITA’

 

 

 

 

Sul finir della sua vita il vecchio principe claudicante
nel gran parco passeggiava con il bastone e la sua infermiera
in quel romantico scenario che ha di nome Palo Laziale
lui pensava alle sue mosse curar la gotta e sfuggir le tasse

Sempre più burbero e poi dispotico ed anche avaro ma stravagante
nel gran teatro dell’emozione andava incontro all’ultima stazione

Per concludere vogliam dire sulla vecchia ferrovia
nella seconda guerra mondiale disarmata spazzata via
se ne andava tutto un mondo in pieno bellico delirio
restava in piedi così com’era la sola casa cantoniera

 

 

 


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CORO FINALE

 

 

Questa vita è una bolla di sapone
sospesa fra realtà e immaginazione
di questa cittadella accanto al mare
ci divertiamo a raccontar la fondazione

Siam dentro una gran festa di illusioni
cantanti saltimbanchi da almeno un’ora da leoni
equilibristi sopra gran burroni
musicisti in compagnia irriducibili burloni

Questa vita è una bolla di sapone
lo spettacolo è finito boom boom boom boom boom boom Boom
buona notte a tutto il pubblico evviva l’invenzione evviva l’invenzione
Evviva l’invenzione!

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